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I “raggi a Belussi”, una tecnica in estinzione

Raccontandovi la particolare e longeva vita del nostro gelso abbiamo anche accennato a quest’antica tecnica di coltivazione della vite di cui anch’esso faceva parte.

Il sistema a Bellussi, detto anche a raggi o Belussera, è un modello di coltivazione della vite diffuso principalmente in Veneto da fine ‘800. Venne ideato e sperimentato dai fratelli Bellussi di Tezze di Piave per riuscire ad affrontare e superare il problema della peronospora, una malattia molto diffusa e letale per i vigneti dell’epoca. Con questa tecnica infatti, grazie alla particolare disposizione delle piante (molto alte rispetto al terreno), la vegetazione e la produzione venivano mantenute lontane dal suolo evitando così i danni dovuti alle brinate primaverili e gli effetti delle nebbie autunnali.

Permetteva poi di ottenere una maggiore quantità di frutto per ettaro, sfruttando al massimo le risorse che il terreno poteva donare. Questo era un fattore molto rilevante per le famiglie numerose e poco abbienti dell’epoca.

Un altro vantaggio di questa tecnica sta nel fatto che, all’interno dei larghi corridoi tra i filari, potevano essere coltivati anche degli ortaggi; inoltre, se le viti venivano maritate ai gelsi (come nel caso del nostro gelso), le foglie di quest’ultimo potevano essere utilizzate per nutrire i bachi da seta.

Questo sistema di coltivazione permetteva quindi la realizzazione di un piccolo eco-sistema dove tutte le parti erano strettamente collegate fra loro, garantendo la sussistenza delle famiglie molto numerose.

Con il passare degli anni, con l’introduzione di nuove tecniche per combattere la peronospora e l’abbandono della mezzadria, la tecnica a raggi cadde in disuso. Nonostante ciò per alcune qualità di vini essa risulta ancora una tecnica valida e ancora utilizzata.

Il nostro vecchio vigneto di famiglia, da cui produciamo il pregiato Raboso di Zio Tino, utilizza questa antica tecnica di allevamento.